martedì 28 maggio 2013

Lettera aperta


Care tutte e cari tutti,

Con il biblico Qohelet potrei dirvi “Niente di nuovo sotto il sole”: poche ore ci separano dal voto e, come sempre, piovono accuse accorate, fermi propositi di rifondazione del mondo per tutto ciò che il buon Dio ha lasciato in sospeso, astuti distinguo. In tutto questo, da ingegnere talora privo di fantasia, non sono capace di recitare una parte. Non ho promesso la luna, perché la luna non è mia né è a portata di mano, ho lanciato qualche avvertimento – questi sì, fondati su fatti che tutti possono constatare - , ho avanzato alcune proposte, che voi giudicherete se sono o no ragionevoli. Se qualcosa ho fortemente voluto, ebbene questa è stata la chiarezza: forse mi concederete che sono stato il primo a presentare un programma scritto, ad aprire un blog aperto a tutti, a rendere noti i nomi delle persone che più mi sono state vicine e che mi hanno aiutato a chiarirmi le idee. Non sono, come più volte ho detto, i nomi dei futuri delegati, ma solo quelli di coloro che hanno contribuito alla stesura del programma. In questo ho scelto molto differentemente dai miei colleghi candidati, che non hanno fatto nomi.

La lettera al Piccolo del prof. Rinaldo Rui ha suscitato molte polemiche. Le sue sono opinioni personali di studioso e di docente di tutto rispetto, ma sono state interpretate solo in termini di campagna elettorale. Su alcuni dei temi avanzati dal prof. Rui tutti noi dobbiamo dire qualcosa, sul progressivo dimagramento del corpo docente che mette a grave rischio l’attuale offerta didattica, sulle difficoltà della situazione del personale tecnico amministrativo, non certo imputabile al cieco fato, al destino cinico e baro. È ridicolo che la questione venga posta in termini personali, “Peroni colpevole” o “Peroni santo subito!”, ridicolo e fuorviante: chi lavora sbaglia, solo chi non fa niente non sbaglia mai.

Mi spiace, piuttosto, che mi siano state attribuite intenzioni che non ho mai espresso e che sono molto lontane dal mio sentire. Non intendo essere il rappresentante delle scienze ‘dure’, come spero di aver dimostrato come Presidente del Consiglio delle Strutture Scientifiche e con il mio operato nelle Commissioni alle quali ho partecipato. Quanto possa valere il ragionamento sull’afferenza scientifica del candidato si rivela appieno se si ribalta la prospettiva: accetterebbero i colleghi Abbattista, Battelli e Rega di essere considerati i rappresentanti della corporazione – poniamo – dei poeti e letterati? Certo, oltre tre anni fa sono stato firmatario, assieme ad altri colleghi, di un documento nel quale si sollecitava l’attenzione del governo dell’Ateneo sul sistema scientifico complessivo dell’area triestina e si avanzavano proposte concrete. Purtroppo quel documento non ricevette alcuna attenzione e oggi qualcuno afferma che allora "i tempi non erano maturi". Che stravagante idea e quanto tempo perso! La crescita di un Trieste University System farebbe bene a tutti, non solo a una parte di noi.

Non dimentico la dimensione regionale, ma al di là delle buone intenzioni vorrei richiamare me stesso e tutti al realismo del quotidiano: che il nostro Paese non possa permettersi due Università generaliste a 70 km di distanza è questione di semplice buon senso, dunque in discussione non è la prospettiva di un’interazione con l’Università di Udine, ma i modi dell’interazione stessa, modi che a tutt’oggi non sono sempre stati commendevoli. L’università di Udine è fortemente appoggiata (e dunque determinata) dal suo territorio e dalle forze politiche che esso esprime; noi non possiamo dire altrettanto: chiudere gli occhi davanti a questi fatti non è buona politica. Mi permetto di aggiungere che avere un Assessore ben disposto nei confronti della nostra Università può essere un bene auspicabile, ma la politica è quella che è.

Vorrei dirvi molte altre cose, ad esempio che non esiste un problema statutario: l’abbiamo appena approvato, lasciamolo funzionare; vorrei dirvi che la qualità della ricerca è importante, ma lo è altrettanto la didattica e che è la bontà della qualità media della ricerca a contare nell’oggi e nel domani (vedasi il principio ispiratore della VQR in corso); vorrei dirvi che molte carte si giocheranno sul terreno dell’internazionalizzazione: molti oggi sembrano ignorare che Croazia a Serbia già oggi guardano a noi come importanti referenti storici.

Spero di aver dimostrato, durante gli incontri che ho avuto con molti di voi e con il mio programma, di avere una visione ed un idea per alcuni dei problemi che dovremo affrontare, non ho la soluzione pronta per tutti i i problemi che ci confrontano ed è per questo che chiedo sommessamente solidarietà, chi più ha più contribuisca, nel rispetto del valore della dignità individuale e collettiva.

Vostro

Maurizio Fermeglia
Trieste, 27 maggio 2013.

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