Care tutte e cari tutti,
Con il biblico Qohelet potrei dirvi “Niente di
nuovo sotto il sole”: poche ore ci separano dal voto e, come sempre, piovono
accuse accorate, fermi propositi di rifondazione del mondo per tutto ciò che il
buon Dio ha lasciato in sospeso, astuti distinguo. In tutto questo, da ingegnere
talora privo di fantasia, non sono capace di recitare una parte. Non ho
promesso la luna, perché la luna non è mia né è a portata di mano, ho lanciato
qualche avvertimento – questi sì, fondati su fatti che tutti possono constatare
- , ho avanzato alcune proposte, che voi giudicherete se sono o no ragionevoli.
Se qualcosa ho fortemente voluto, ebbene questa è stata la chiarezza: forse mi
concederete che sono stato il primo a presentare un programma scritto, ad
aprire un blog aperto a tutti, a rendere noti i nomi delle persone che più mi
sono state vicine e che mi hanno aiutato a chiarirmi le idee. Non sono, come
più volte ho detto, i nomi dei futuri delegati, ma solo quelli di coloro che
hanno contribuito alla stesura del programma. In questo ho scelto molto
differentemente dai miei colleghi candidati, che non hanno fatto nomi.
La lettera al Piccolo del prof. Rinaldo Rui ha
suscitato molte polemiche. Le sue sono opinioni personali di studioso e di
docente di tutto rispetto, ma sono state interpretate solo in termini di
campagna elettorale. Su alcuni dei temi avanzati dal prof. Rui tutti noi dobbiamo dire qualcosa, sul progressivo
dimagramento del corpo docente che mette a grave rischio l’attuale offerta
didattica, sulle difficoltà della situazione del personale tecnico
amministrativo, non certo imputabile al cieco fato, al destino cinico e baro. È
ridicolo che la questione venga posta in termini personali, “Peroni colpevole”
o “Peroni santo subito!”, ridicolo e fuorviante: chi lavora sbaglia, solo chi
non fa niente non sbaglia mai.
Mi spiace, piuttosto, che mi siano state
attribuite intenzioni che non ho mai espresso e che sono molto lontane dal mio
sentire. Non intendo essere il rappresentante delle scienze ‘dure’, come spero di aver
dimostrato come Presidente del Consiglio delle Strutture Scientifiche e con il
mio operato nelle Commissioni alle quali ho partecipato. Quanto possa valere il
ragionamento sull’afferenza scientifica del candidato si rivela appieno se si
ribalta la prospettiva: accetterebbero i colleghi Abbattista, Battelli e Rega di
essere considerati i rappresentanti della corporazione – poniamo – dei poeti e
letterati? Certo, oltre tre anni fa sono stato firmatario, assieme ad altri
colleghi, di un documento nel quale si sollecitava l’attenzione del governo
dell’Ateneo sul sistema scientifico complessivo dell’area triestina e si
avanzavano proposte concrete. Purtroppo quel documento non ricevette alcuna
attenzione e oggi qualcuno afferma che allora "i
tempi non erano maturi". Che stravagante idea e quanto tempo perso! La
crescita di un Trieste University System farebbe bene a tutti, non solo a una
parte di noi.
Non dimentico la dimensione regionale, ma al
di là delle buone intenzioni vorrei richiamare me stesso e tutti al realismo
del quotidiano: che il nostro Paese non possa permettersi due Università
generaliste a 70 km di distanza è questione di semplice buon senso, dunque in
discussione non è la prospettiva di un’interazione con l’Università di Udine,
ma i modi dell’interazione stessa,
modi che a tutt’oggi non sono sempre stati commendevoli. L’università di Udine
è fortemente appoggiata (e dunque determinata) dal suo territorio e dalle forze
politiche che esso esprime; noi non possiamo dire altrettanto: chiudere gli
occhi davanti a questi fatti non è buona politica. Mi permetto di aggiungere
che avere un Assessore ben disposto nei confronti della nostra Università può
essere un bene auspicabile, ma la politica è quella che è.
Vorrei dirvi molte altre cose, ad esempio che
non esiste un problema statutario: l’abbiamo appena approvato, lasciamolo
funzionare; vorrei dirvi che la qualità della ricerca è importante, ma lo è
altrettanto la didattica e che è la bontà della qualità media della ricerca a
contare nell’oggi e nel domani (vedasi il principio ispiratore della VQR in
corso); vorrei dirvi che molte carte si giocheranno sul terreno
dell’internazionalizzazione: molti oggi sembrano ignorare che Croazia a Serbia
già oggi guardano a noi come importanti referenti storici.
Spero di aver dimostrato, durante gli incontri
che ho avuto con molti di voi e con il mio programma, di avere una visione ed
un idea per alcuni dei problemi che dovremo affrontare, non ho la soluzione
pronta per tutti i i problemi che ci confrontano ed è per questo che chiedo sommessamente
solidarietà, chi più ha più contribuisca, nel rispetto del valore della dignità
individuale e collettiva.
Vostro
Maurizio Fermeglia
Trieste, 27 maggio 2013.